giovedì 24 dicembre 2015

IL NATALE DI LAURINIA

Il Natale di Laurinia

Laurinia era una domestica di Gonnostramatza emigrata a Milano da moltissimi anni, ma per le feste di Natale tornava in paese per stare con sua madre.
Non era una grande festa per lei trascorrere il Natale con sua madre, dato che proprio la vigilia di Natale di qualche anno prima era morto il padre e da allora per quella famiglia il Natale rappresentava il rinnovamento di un lutto che non finiva mai. Sua madre si metteva davanti al focolare con lo scialle sulle spalle e singhiozzava continuamente e Laurinia non osava neanche dirle di smetterla, altrimenti quei singhiozzi sarebbero diventati lamenti funebri.
Laurinia, benché avesse un carattere forte e determinato, aveva anche un passato turbolento da dimenticare. Proprio quel passato l'aveva indotta, molti anni prima, a emigrare in continente.
Un lungo fidanzamento con un uomo del paese, finito in fumo. Un amore nato tra i banchi di scuola, coltivato con molta passione, ma contrastato dalla famiglia di lui. Raffaele era bello e forte, figlio di benestanti e lei figlia di contadini che lavoravano a giornata per conto d'altri.
Quest'amore era stato contrastato fin dall'inizio dai genitori di lui e , finché si era trattato di tenerlo nascosto, il rapporto era durato, ma quando si cominciò a parlare di ufficialità, il bel Raffaele scomparve dalla scena. Laurinia partì in continente amareggiata e delusa, ma con la speranza che un giorno lui la raggiungesse. Questo non avvenne, anzi poco tempo dopo, Raffaele si sposò con un'altra donna benestante del paese. Laurinia era rimasta molti anni senza tornare in paese, quella delusione l'aveva sconfitta nell'anima e nel corpo, si era abbruttita e inaridita, ma dopo la morte del padre si sentiva in dovere di tornare a casa per le feste per far compagnia a sua madre.
Tutti gli anni si ripeteva lo stesso copione: andare a messa, alla novena serale e rivivere il lutto di famiglia che si rinnovava a ogni Natale.
Una sera mentre tornava a casa dalla novena, aveva fatto la strada assieme a tziu Costantino, che andava alla novena per accompagnare con l'organo le canzoni di Natale. Aveva composto anche una canzone, che cantavano sempre alla fine della novena. Era un uomo molto intelligente, un poeta, con un carattere introverso e, in paese, dicevano di lui che avesse il dono della ubiquità.
Mentre camminavano per tornare a casa, tziu Costantino incominciò a parlare della magia del Natale, che il Messia nasceva davvero ogni anno nel cuore di ogni persona e ci metteva dentro i doni che ognuno desiderava ricevere, ma bisognava crederci e soprattutto bisognava far conoscere al Messia, prima che nascesse, l'oggetto del desiderio.
"Mi raccomando Laurinia, scrivi una bella lettera a Gesù bambino, indirizzala a tuo padre, che è morto proprio mentre lui nasceva, e sarai certa che la riceverà! Il tuo cuore ha sicuramente un bel desiderio da esprimere!”
Quelle parole rimbombavano dentro di lei come i rintocchi delle campane a morto e durante la notte, non riuscendo a dormire, si alzò e scrisse a suo padre.

O babbu meu!
ca t'est calau su sonnu,
t'iskidisti in su cheu
in costau e nonnu.

Cum tegus est sotterra
onzi dolore antigu
in coro meu sa gherra
disigiat nobu amigu.

a su Messia tue bies
in sa porta de su cheu,
dimanda in custas dies
isceda, de disizu meu.

Sa pizzinnja mia passada
m'at donau sconfitta,
non tengada mai storrada
sa fida beneditta.

Amore solu a isposu
kerzo donare et arricire,
o babbu meu gioiosu!
Ti dono a proferire.

Cando su coro meu
ddu ligit su Segnori,
assolvit dae su cheu
su bramadu amori.

Deo apa a tennere,
poe sa vida interamenti,
su coro meu a intendere
a Deus riconoscenti.

Su coro ralligriu
po su disigiu espressiu
ddu intendu arrammissiu,
e in s'animu iscarexiu.

Custa sanzera littèra mia,
in su coru mi dd'appuntu,
po dd'ammostare a su Messia
a mesunotti in puntu.



Laurinia decise di appuntarsela davvero sul petto quella lettera e portarla attaccata al cuore per la messa di mezzanotte. Era convinta che suo padre avrebbe fatto non solo da tramite per parlare col Messia, ma avrebbe trovato anche argomenti convincenti per indurre Gesù Bambino a donare alla sua bambina un magico Natale.
La sera della vigilia chiese a sua madre di accompagnarla in chiesa, anche se conosceva già la risposta, lei stranamente non rispose. Alla messa di mezzanotte, di solito, non andava chi era in lutto, era considerato un momento troppo gioioso per chi aveva un morto da piangere e le malelingue non avrebbero fatto fatica a tessere la tela dell'ignominia e dell'infamia. Sua madre non voleva dare occasione alla gente di parlare della sua famiglia: già quando Laurinia era stata lasciata da Raffaele, le cronache paesane avevano formulato diversi scenari, fino a sfiorare il disonore stesso della ragazza. "Gei no m'ada adesci, ma ocannu andu a basai a su bambineddu”.
Uscirono di casa molto tempo prima della messa per prendere posto sui primi banchi della chiesa. Tziu Costantino suonava con l'organo le note del ritornello della novena ”Regem venturum dominum, venite adoremus”, mentre la chiesa cominciava a riempirsi fino a diventare gremita all'inizio della messa. Le donne con gli scialli accalcate le une alle altre davano ai ragazzini goliardici occasione di far legare le frange di uno scialle con quelle di un altro e quando due donne legate si allontanavano, cadevano magicamente gli scialli. Era la tipica scena che si ripeteva nei momenti di calca in chiesa.
Intanto a Laurinia il cuore batteva forte, era molto emozionata, ma attenta alla messa. Ogni tanto incrociava il suo sguardo con quello di qualche paesano che le sembrava di riconoscere, ma non si ricordava chi fosse. Al momento della consacrazione le campane cominciarono a suonare col ritmo de “s'arrappiccu”: era mezzanotte, era nato il Bambino. Si mise a sedere quasi priva di sensi, tutta l'assemblea cantava: “ a mesunotti in puntu èst naxiu su Messia, dromi fillu e coru riposa ninnia”
Un ragazzo seduto vicino le chiese se si sentiva bene, lei non si era accorta neanche di averlo accanto. Non gli rispose, ma chiese a sua madre chi fosse quel ragazzo; non lo conosceva neanche lei, ma lo sguardo le sembrava familiare. Laurinia si ricordò in quel momento della lettera che aveva appuntata al petto. Intanto la messa era finita e la gente stava facendo la fila per baciare i piedi di Gesù Bambino. Sul sagrato della chiesa, Battista, il ragazzo che le era seduto accanto durante la messa, si avvicinò per farle gli auguri e chiese a sua madre se poteva accompagnarle a casa per un brindisi. Lì per lì sua madre non aveva capito il senso della richiesta, ma poi rispose:

fitzu meu, fitzu meu!
deo no ti potzo rispondire,
tue ses anghelu dae cheu,
sa mamma ddu depit pedire.

E Battista:

Sa manu dda dimandu
a sa sposa primamente
a mamma mia dda mandu
in tempus imminente.

La magia del Natale si era avverata e la risposta a quella magia Laurinia ce l'aveva scritta nel cuore

Omnia die ki passada
sia gioiosa ke igusta,
sa Paskixedda lassada
sa vida nosta justa.

Antonio Giuseppe Abis
Cusano Milanino, 19 Dicembre 2015